Le 4 parole da eliminare per essere felici

Le 4 parole da eliminare per essere felici

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Elimina le parole che abbassano la tua energia vitale e quindi a lungo andare possono farti ammalare.
depre.

Ci sono parole, frasi e modi di dire che usi abitualmente ma che sono nemiche del tuo benessere: scopri quali sono per sbarazzartene una volta per tutte.

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Spesso prestiamo poca attenzione alle parole che diciamo agli altri ma soprattutto a noi stessi e ignoriamo che queste rinforzano la mentalità nella quale siamo calati: ebbene, queste parole possono imprigionarci impedendoci di maturare e di evolvere. Dovremmo, invece, divenire consapevoli del fatto che solo evitando queste parole abituali e pericolose (e anche le frasi o i modi di dire che ne conseguono) possiamo ritrovare un rapporto spontaneo con la nostra vita.

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Quali sono le 4 parole principali che alimentano il malessere? Quindi la eliminare. 

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  1. PERCHE’ – È la prima parola da eliminare . “Perché sono fatto così? Perché ho l’ansia? Perché mi arrivano i brutti pensieri? Perché lui mi ha lasciata?” Potremmo continuare all’infinito con gli esempi, ma chiedersi quali siano le cause di un disagio o credere di conoscerle allontana il benessere. L’anima non si basa sul principio di causa-effetto e le ragioni che attribuisci al tuo malessere sono sempre sbagliate: credi di saperle, ma non le sai e non puoi saperle. I disagi provengono da un territorio sconosciuto e arrivano per farti incontrare le forze naturali responsabili della tua evoluzione. Più credi di saperne le cause, più ostacoli il processo. Smetti di credere ai tuoi perché e affidati al mondo interiore, che ne sa più di te.
  2. IERI – Ecco la seconda parola da abolire, che è strettamente collegata alla prima. “ Sto male perché da piccola non mi hanno amata. Il passato mi ha segnato la vita. Ogni volta faccio lo stesso errore.” Il passato non conta nulla: siamo nuovi ogni giorno e ciò che è accaduto non è decisivo per la nostra anima. L’importante è osservare quello che accade dento di me in questo momento. In tal modo gli permetto di svolgere la sua funzione. Al contrario, se lo fisso nel passato, continuo a rievocarlo e così lo faccio tornare all’infinito.
  3. CAMBIARE – La terza parola da dimenticare è una di quelle che ripetiamo di più: quante volte ci diciamo “ Devo migliorare” o “Così non vado bene?” La vita non deve cambiare! Bisogna che io percepisca che cosa accade dentro di me, l’idea di una vita migliore mi allontana da questa percezione e quindi mi rovina l’esistenza. Se io mi sveglio al mattino con l’idea di mandare via certi pensieri, di cercare una vita migliore, incomincio a disturbare la mia esistenza. Posso invece fare un’altra cosa: sono qua adesso e non ho niente da dirmi, e il mio lavoro consiste nel percepire che cosa arriva dentro di me adesso, in modo che l’attenzione non si sposti sul progetto esterno, ma sulla percezione del mondo interno. Che cosa si affaccia adesso? Non che cosa ci dovrebbe essere, non cosa ci sarà, non che progetto ho per la mia vita! Tutto ciò che capita in me e di cui io mi accorgo, senza il mio commento, produce la mia vita. Tutto ciò che io aggiungo come commento, giudizio, riflessione, spiegazione o progetto di cambiamento complica invece il mio destino, lo rallenta, lo devia. Occorre osservare in silenzio, non commentare…
  4. VOLONTA’ – È la quarta parola pericolosa. “ Ci vuole più volontà. Devo tenere duro. I grandi obiettivi richiedono grandi sforzi”. Questa non è forza di volontà, ma ostinazione e l’ostinazione ci porta a girare in tondo, qualsiasi sia l’obiettivo che ci siamo prefissati. Chi si ostina a guarire, a stare bene, a migliorare, resterà sempre uguale, e quindi sofferente e scontento. Se ti affidi allo spazio interno, le cose capitano naturalmente. L’anima, cioè l’interno ti porta spontaneamente verso le situazioni e le persone giuste per te. E produce spontaneamente anche “le parole giuste“…

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cervello-umano-di-ricerca_m_med_hrIl benessere, l’amore, la gioia, arrivano solo se guardi i problemi con occhi nuovi

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Non si possono risolvere i problemi di oggi con lo stesso modo di pensare che li ha generati, sosteneva lo scienziato e filosofo della complessità Ervin Laszlo.

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Una frase che contiene per lo meno tre spunti interessanti. Il primo è che il nostro malessere deriva dal sistema mentale in cui siamo immersi, una forma mentis mutuata dall’esterno che ci impedisce di vivere in linea con la nostra natura profonda. Il secondo è che molti provano a risolvere i propri problemi con gli stessi strumenti che li hanno generati: non può funzionare. Il terzo è che se vogliamo essere felici, dobbiamo cominciare oggi.
Raffaele Morelli

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Monica Giovine
monica.giovine.mail@gmail.com
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